E’ l’ennesimo adattamento drammatico di un eroe, come è capitato a Dracula (Coppola), Frankenstein (Branagh) e alcuni altri. La prima parte è stranamente più sopportabile della seconda, per lo stesso motivo, i versi che fa l’ennesimo Tarzan, un pò meno che affascinanti tra le scimmie, insopportabili durante il periodo in Inghilterra, in cui senza motivo apparente, con tenacia quasi, ci si trova davanti all’uomo scimmia che imita pure i versi degli altri animali della jungla. Irritante quindi, un pò noioso nella critica alla società vittoriana di fine secolo scorso, ma toccante nella rabbia con cui il protagonista affronta la solitudine.
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