Scena più famosa: I viaggi spiegati
Parole memorabili: In viaggio, come d’altronde nella vita, il meno è quasi sempre il meglio
Regia: Lawrence Kasdan ha firmato molte buone sceneggiature, per Lucas e per Spielberg ha scritto ad esempio Il ritorno dello Jedi e I predatori dell’arca perduta, ma ha diretto anche Il grande freddo, quindi non è uno qualsiasi. Qui si giostra tra i sentimenti e le emozioni contrastanti che provoca questo film: si ride, si piange, si pensa, si immagina di viaggiare. Devo capire perché indugia sempre sulle scarpe dell’ammaestratrice di cani…
Attori: Fino all’ultimo ho pensato che Kathleen Turner avvelenasse William Hurt, forse perché lei per me è solo la moglie di Michael Douglas in La guerra dei Roses…William Hurt è perfetto per la parte, ma chi non si dimentica sono i suoi fratelli, che con la loro eccentricità e il loro snobismo regalano scene indimenticabili. Potrebbe invece risultare eccessivo l’Oscar attribuito a Geena Davis, brava nell’ammaestrare anche Hurt.
Soggetto e sceneggiatura: Come al solito siamo al guizzo di genio dello sceneggiatore, qui anche regista, che dopo questo film non ha fatto di meglio. Una mosca bianca negli anni ’80…
Dialoghi: Divertenti quelli tra i fratelli, ma anche tra Muriel e il cane.
Tecnologia nel film: Ho passato diverso tempo a domandarmi in quale epoca sia ambientato il film: la macchina da scrivere è ciò che ci si aspetta da uno scrittore del genere, e l’unico segnale del progresso sembra essere il telefono al quale i fratelli non rispondono mai.
I miei Oscar: Sceneggiatura naturalmente
Gli Oscar veri: Geena Davis come attrice non protagonista
Libro: I libri di Macon sembrano perfetti per me
Schede: Filmtv, Mymovies, Wikipedia, IMDB
Prosecuzione delle vicende: Dal finale sembrano peggiori di quanto pensassi.
Meglio di, peggio di: Meglio di molti film degli anni ’80, peggio forse di Il grande freddo.
Stesso genere: Il grande freddo
Riflessioni e ricordi: La cosa che mi ha colpito di più del film è la poltrona con le ali: le comodità di casa anche in viaggio, per il quale non vorrei mai portarmi dietro niente oltre ad una valigia come quella del protagonista.
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