Milk

3 10 2009

Il solito biopic presente ad ogni premiazione degli Oscar, questo pensavo finora di Milk. Durante la visione però mi soggiungevano le mie (poche) reminiscenze di Scienza della politica, esame studiato e mai sostenuto quando ero all’Università: come nasce un movimento? Come viene fuori un leader? (A questo punto, tra l’altro, dovrei vedere anche L’onda, film del quale ho visto il trailer appena partito in play il dvd). Se lo si guarda il film da questo punto di vista, con il quale tra l’altro si legittima ogni aggregazione di cittadini, per un motivo o per l’altro, si viene però influenzati dal romanzesco e dall’interpretazione (grande Penn), dalla sceneggiatura e dalla regia. Dove finisce quindi il film e dove inizia la storia? Ci sono dei fatti certi: la clandestinità dei gay, ritratti nelle impressionanti foto dei titoli di testa e nel nascondersi anche durante i favolosi anni ’70, quando i movimenti di cui sopra si sviluppavano come funghi; la politica locale, che tutti, radicali e non, devono affrontare se eletti; un  singolo, un uomo che, come variabile impazzita, può fare la differenza se assunto a leader. Qui sta la differenza con un individuo comune, nel raccogliere e dare sintesi ai desideri, alle aspirazioni, alle diversità in questo caso. Qui sta forse anche l’ingranaggio di Hollywood per i biopic, cercare uomini straordinari per ritrarli al meglio delle loro vite, dei loro risultati e delle loro morti, purtroppo.


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