A serious man

6 12 2009

Forse tutti sono andati in vacanza, e il cinema è diventato l’ultima meta per il ponte dell’8/12, ipotesi realistica visti i pochi spettatori che ho incontrato ieri sera nei corridoi del multisala. Forse questo film dei Coen risulta incomprensibile, quindi niente recensioni tra i blogger che seguo più o meno saltuariamente (ma probabilmente anche loro sono in vacanza…): superata la solita ironia acida (come per la parola get, con significati tutti da scoprire: ho riso a scoppio ritardato, devo ammetterlo, per le mie lacune d’inglese), e anche la parabola di un uomo più che normale devastato dalle disavventure, anche in un finale per niente consolatorio, peraltro uno dei meno buonisti dell’intero secolo, rimane la filosofia yiddish, comprensibile solo a pochi eletti, o perlomeno non alla grande massa. Non ho alcun background classico, non ho studiato filosofia, al contrario dei registi, quindi A serious man risulta incomprensibile fuori dai canoni, lontano dalle aspettative per le quali si va a vedere un film dei Coen; dietro a una splendida valanga di sfiga c’è un tentativo da parte dei fratelli di superare il tono da commedia (Burn after reading, l’ultimo film diretto), di andare al di là del cinema classico (Non è un paese per vecchi), e di sperimentare qualcosa che attira l’onda lunga dei film appena citati. Non c’è Brad Pitt, non c’è George Clooney, ci sono solo due attori minori che ho già visto altrove, quindi a ragion veduta è un film d’autore, quasi d’essai, sicuramente un “atto di destabilizzazione” del botteghino.


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2 responses

9 12 2009
marco1946

forse questo è il film che i Coen volevano fare FIN DAL PRINCIPIO
chissà per quanto tempo hanno sognato di realizzare questa versione moderna del Libro di Giobbe (solo che qui Dio è proprio muto) e ci sono arrivati dopo una decina di film “commerciali”
e forse il personaggio di Danny (il ragazzino che si fa le canne alla vigilia di quella specie di cresima) è autobiografico

9 12 2009
agegiofilm

Ormai hanno la fiducia non solo delle major, ma anche del pubblico, quindi gli hanno la libertà di parlare delle loro origini, naturalmente dal loro punto di vista. Della storia di Giobbe avevo sentito parlare, forse altrove negli ultimi giorni.
Grazie per le precisazioni Marco.

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