American gangster

29 10 2009

Ricordo di averlo già visto, forse noleggiato, e credevo di averne già scritto, ma evidentemente mi sbagliavo. O forse no: non avevo niente da dire? Bisogna essere indulgenti con Ridley Scott, ho qualche speranza sul reboot di Alien, e forse nel passato recente ha firmato qualcosa di buono, quindi da me non aspettatevi troppi giudizi anticipati sul regista. Già domani forse cerco di vedere Un’ottima annata, con uno dei protagonisti del film in questione, Russell Crowe. Ricordo perfettamente L.A. Confidential, per il quale si cita la classica scena del poliziotto buono e quello cattivo, e lui interpretava quello bastardo. Ricordo a malapena Il gladiatore, da me sopravvalutato. Ricordo A beautiful mind, per il quale ha meritato l’Oscar, ma ce ne sono tanti altri. In American gangster interpreta un detective preso per i fondelli fino all’ultimo per i soldi, tanti, che poteva prendersi senza problemi, ma essendo onesto ha fatto la cosa giusta, fino a prendersi la difesa del più grosso trafficante di droga di New York negli anni ’70, Frank Lucas, interpretato da Denzel Washington: determinato, non perde tempo, è preciso, rapido nel vendicare gli sgarri, impassibile anche se spara in pubblico ad un concorrente; è anche un romantico, per cui ha come mito personale un gangster della vecchia guardia che era anche uomo di popolo. D’altra parte Ridley Scott ha chiamato Washingon alla parte, che ha dato il suo solito aplomb al personaggio, pauroso anche per questo. Tutto ciò ha contribuito alla creazione di un Frank Lucas diverso da Tony Montana, e da tutti i personaggi del genere. La storia è però ancora più desolante del solito, e l’epilogo, con tre quarti della polizia in manette, non ci salva.


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